Leonardo e i suoi amici

Incisione di Franco Rognoni

RACALMUTO - Maggio 1989

99 esemplari  contrassegnati con numeri arabi

 e 10 con numeri romani - stampati dalla stamperia

Sciardelli di Milano

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  Vado a trovare Leonardo Sciascia che per adesso vive a Milano per sottoporsi a cure laboriose e alquanto spossanti.

Lo trovo un po' stanco e affaticato, ma lucido e intellettualmente attivo, lo sguardo sempre vivo di ironia. Quasi sempre, le volte precedenti, ho incontrato diverse persone, critici, scrittori, pittori, fotografi.    Altre, mi si dice, si sono da poco congedate o annunciate: Giancarlo e Flora Cazzaniga, Antonietta Viganone, Franco e Mariuccia Rognoni, Roberto Calasso. Un pomeriggio incontrai Giancarlo Vigorelli che da tempo non rivedevo; un'altra volta Daniele Del Giudice che rotondamente parlava di Venezia. E Eilen Romano, insistentemente il preciso nitore del suo volto richiamando la Madonna di Francesco Laurana che ho visto a Noto.

Stavolta mi ci sono recato con Franco Sciardelli, un oriundo siciliano simpatico, garbato e civile, bravissimo stampatore, da sempre amico di Leonardo. Senza parere, la conversazione prende le strade consuete e varie: si parla di libri, si avanzano perplessità sull'attentato al giudice Falcone, laggiù in Sicilia, si parla del ginepraio palermitano.

Arrivano altri siciliani: Enzo Consolo, per esempio, sua moglie Caterina, splendida nel bianco splendido del vestito; o Matteo Collura, che è di Grotte, è giovane, molto attivo, ha pubblicato due romanzi.

La moglie di Leonardo, la signora Maria, efficiente, discreta, raramente prende parte alla conversazione. Ogni tanto, come le donne di Eliot le quali "nella stanza vanno e vengono parlando di Mchelangelo", lei si alza a offrire un po' di gelato, un bicchiere d'acqua, interloquisce brevemente e da lontano.  

Si viene a parlare di un libretto di Julien Benda che la mia generazione trovò estremamente suggestivo, ormai ingiustamente dimenticato. Maria lo ha tradotto spinta dal proprio interesse di lettrice, probabilmente verrà pubblicato da qualche parte.

C'è anche Ferdinado Scianna, da Bagheria, ormai da anni stanziatosi a Milano. E' fotografo eccezionale, la sua prima fulminea apparizione pubblica fu un libro pubblicato assieme a Leonardo Sciascia: Le feste religiose in Sicilia. La Sicilia che quelle foto mostrano è una Sicilia cupa contraddittoria,laica e superstiziosa, con i suoi preti goieschi  dove la ferma mestizia si introduce tra la folla, e sovrasta.

Ferdinado Scianna spesso interviene con battute di ironia portate al grottesco, ha una barbetta che inutilmente cerca di far passare per diabolica: è brizzolata, circonda un volto vivo in un luccichio arabo, ma troppo largo per poter essere di un diavolo.

Qualche volta ho incontrato Silvana La Spina che ha pubblicato un romanzo tra giallo e l'ironico, un po' spasmodica e intellettualmente vivacissima fin quasi a spossare. E alcune volte ho trovato Domenico Porzio, esuberante, sa parlare bene e di tutto, anche se nel mezzo dei discorsi inevitabilmente spuntano i libri, oppure autori sul quale Porzio esprime giudizi che sembrano frettolosi e sono congrui.

Leonardo Sciascia, un po' minuto nell'angolo del divano su cui si colloca, partecipa alle conversazioni talora impiegando una memoria di sorprendente forza a causa del lungo esercizio a cui da sempre è sottoposta. Ricorda libri molto vecchi, l'anno della prima edizione, il tipo di colore  della copertina. I libri assumono plastica risonanza, si intrecciano all'indolenza dell'afa del luglio milanese, nascono da associazioni, ne promuovono delle altre - e fanno ricordare alcune belle pagine di un suo libro recente: Porte aperte.

Ascolta molto e con attenzione, che è la qualità che sempre gli ho riconosciuta, forma di disponibilità ma anche di rispetto e di interesse verso l'altro.

Nella stanza che fa da soggiorno, di fronte al divano si trova un piccolo tavolo sopra al quale è collocata una portatile. Su di essa, di tanto in tanto, scrive qualcosa. Del resto, Leonardo ha sempre impiegato poco tempo a scrivere un libro. Ci pensa molto e lungamente, con minuzia sviluppa il convegno, infine scrive quasi di getto.

La bella conversazione si interrompe perché suona il telefono, c'è Gesualdo Bufalino ( o una delle figlie, o il giudice Vitale, o Elvira Sellerio, o uno dei tanti amici che dalla Sicilia danno e chiedono notizie: Carmelino, Aldo, Tanino, Stefano, Carmela, Vivi, Nino). Il telefono, del resto, trilla di continuo: è la signora Maria che fa da filtro necessario.

Veniamo a parlare di Savinio e Borgese, due scrittori ai quali a lungo Leonardo ha dedicato le sue cure. Di Savinio, a suo tempo, ha fatto stampare due volumi di scritti in gran parte giornalistici, presso Sellerio. Adesso verrà pubblicato un grosso volume di più mille pagine che contiene gli scritti di Savinio degli ultimi anni. Sciascia ne ha scritto la introduzione, pur in mezzo alle fatiche in cui si sta trovando. Dovrà anche scrivere una introduzione per le opere di Borgese che verranno pubblicate presso un altro editore.

Adesso - mi dice - quando può, quando le cure cui è sottoposto gli danno requie, sta pensando a scrivere un racconto: di "immaginazione" precisa.

Nonostante tutto, ammirevolmente, Leonardo Sciascia, con la sua intellettuale ironia e le sue intellettuali preoccupazioni, continua ad accompagnare l'esistenza quotidiana con l'esercizio letterario. Forse è il contrario. in fondo la letteratura continua a restare la sua ragione di vitale.

    

Sebastiano Addamo - Leonardo Sciascia

(foto di F. Scianna)


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