Le linee della mano  (1983-1987)

Le cose 

sono altrove, sul fondo   - G.Raboni   

Garzanti - Milano 1990

Il punto nel cerchio 

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Due gridi

 

Entrambi li ho uditi.

Era l'alba per il primo

la fine forse o culmine

dell'incubo

l'onda del precipizio

madido momento quando

svegliarsi è meraviglia

la flora tranquilla degli oggetti

adombra sospetti 

di sotterranee complicità,

improvvisa come il tuono 

senti l'infelicità dell'ospite

straniero.

Traforò le strade deserte

si perse con l'ultimo gufo.

 

* *

Era sera per il secondo

felice nel giuoco della luce e del buio

parte esso stesso del giuoco

transito che non cessa, fino a quando

tristemente l'Essere comincia

a fronteggiarti, acuto, sicuro

e ineludibile

la nebbia silenziosa si sgretola

dietro i vetri

compone grigie figure di pena.

Fu breve, impercettibile.

 

* *

Un terzo ci sarà

ancora più breve

misterioso suono di conchiglia 

la vitrea luce sottomarina

che dissotterra i mostri 

la lampada fa luce rosa

vi gira la falena

l'immobile andare verso

il fondo del mare

dove si narrano storie ghignanti

mentre qualcuno con la tua faccia

ti fa cenno da lontano.

Muto. Perduto.


 

Questi son giorni pigri

di mezza vita

nella colorata orgia 

della spiaggia

cadaveri felici galleggiano

corpi adiposi alterati

dal vivere e dall'artrosi, 

è la grande ferialità

ciascuno cura l'ombra,

fungibile identico,

le fibre rammemorano uteri

e alvei

il tempo necessario

per la funzione del riposo

sia vita.

Spesso mi sono chiesto 

fra le pareti mutevoli

del giorno quale sia 

la matrice dello slancio

il bilico, il raccordo

tra la sete e il bere 

ancora non lo

e ormai non ho più.


Rifiuti  a Salette Tavres

 

La poltiglia la mucillagine ardente

qui la bianca città ha evacuato

plastiche distrutte

ossa calcinate

l'accumulo nero, il guasto, il rigetto,

e tutto il resto fermenta

le terrose ossidazioni

i cicli, i cupi fuochi taciturni

la mente tumefatta

immagini già vuote

il volto dalla memoria sfilacciato l'ameba turgida e sconfinata

felicemente la bianca città

si conficca

nella dura terra dove è nata.

La creazione può ricominciare.

 


 

 

Le forme del giuco

Webster was possessed by deadh

                                                    

T. S. Eliot 

Recita

E' arrivato il boia con le sue ali

di ferro

percorre cerchi e pianure interminabili

decapita gli inermi

 

qualcuno parlotta

il chiarore scivola dietro i vetri

metti bistro, cipria, cerone

il faut tenter per vivere

a due passi c'è il botteghino

chi recita? chi è rappresentato?

oscillano le anime  e le luci

tu ridi col riso sinistro di chi

perde a poker

volano le spire azzurre del fumo

la sala è al colmo

ristagnano i suoni, la notte splende.

 

E' l'ora assidua di salmi e melodie

l'acqua muore nei fossi 

le quinte si abbassano

ma le ritorno l'ultimo bar chiude

i selciati risuonano. si corre

per l'indomani

oplà, andiamo a ricominciare - per la

nuova fine


 

Note (dell'autore)

 

Rifiuti

La dedica a Salette Tavares trova ragione in una poesia intitolata "La spazzatura" della raccolta Lex Icon pubblicata da Sceinwiller (all'insegna del pesce d'oro, 1997) Salette Tavares, nata nel Monzabico, vive dagli undici anni in Portogallo. Laureata in Storia e Filosofia, specializzata in Estetica, docente di Filosofia in Francia dove ha tenuto un corso su Heidegger. Ha avuto rapporti di lavoro con Gabriel Marcel, Jeanne Delhomme, Jean Wahl, e in Italia Gillo Dorfles.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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