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 Farfalle ( per alcuni disegni di Domizio Mori) - da Le linee mano 1983-1987 - Garzanti - Milano 1990 | 
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     1. Anzitutto le trovi d'improvviso, sembrano allegre. Salgono dal basso, da qualche parte, dal lato oscuro. L'inclemenza del giorno a volte le mette in fuga, d'in- verno spariscono. Folle flora animata. Le grandi ale già cautamente annunciano l'ombra che sono  | 
    
     
 
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     2. 
 Sono multiple e dialettiche. Il fuoco fatuo, il lampo azzurro e fulmineo della notte. Ciò che passa. Il fiore più alto è il più maturo, il più bello. Il più mortale.  | 
    
     
 
  
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     3. 
 In fondo non puoi ignorarle. Seriche folate sorvola- no il giorno, l'arcobaleno. Irrompono vive e dispera- te. Rovistano la testa come mani sottili.  | 
    
     
 
  
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  7. 
 Non hanno ossa. Sono totali e scismatiche. Sospinte dal bisogno hanno risalito 
mine della metamorfosi bilanciano la vita e la morte. Sono laconiche, ma non hanno segreti. Il loro essere si manifesta nell'apparire, nella traspa- 
renza maniacale
delle membrane. 
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 8. 
 Vengono uccise trapassando la testa con uno spil- lo. In questi casi si ha cura a infilzare la breve super- ficie in mezzo agli occhi, tenere ben aperte le ali in modo che l'ultimo strattone di agonia le pietrifichi, 
le fissi nelle forme estatiche di vecchi fiori. 
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 9. 
 Il Nulla non è l’Assenza. Il Nulla è categorico e co- 
strittivo.
Immobile, privo di uguaglianze. apre spiragli, è mobile e dolorosa. Il Nulla in via di 
essere. O ciò che è stato, il ricordo che spacca il tempo e lo 
trattiene. 
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     (farfalla notturna) 
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     10. 
 Alcune cose arrivano a immalinconire: l'ebbrezza rapi- da del volo; l'improvviso apparire e scomparire; il pre- maturo silenzio dell'inverno; la resistenza delle loro ali; i labirinti di filature e colori; la netta precisio- ne della forma. L'assurda fulminea indifferenza del- l'esistenza mortale.  | 
     
     
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     11. 
 Trasporta polline, si sa. Allora la follia del suo volo, i capricci di un'andatura senza meta, si inseriscono in un ordine assoluto e categorico. Il suo multiplo apparire non suscita allegria. Sempli- ce operaia laboriosa e estenuata, esplica con zelo il suo mandato necessario. E una funzione: il dolore felice della materia che torna comunque a 
    costituirsi.  | 
     
     
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 12. 
 Senza predisposizione, evocano la perplessità amara 
del bello e dell'oscuro, 
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     13. 
 La loro morte è una questione di principio. Bisogna infatti ricordare da dove provengono per rendersi con- to che esse non sono che approdo, la conclusione di eventi necessari. Un compimento. Perciò l'annientamento è la loro realtà, la suprema semplice 
    didattica che nascondono.  | 
     
     
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     14. 
 Nelle rapide congiunzioni orbitano concentricamen- te da confondersi, lontano lungo i rami più aspri e folti, dove giunge l'estréma luce, fino all'ombra più scura della notte, quando risuona il grido affamato del lupo.  | 
    
 
 
(Arianna
a Nasso) 
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     15. 
 La dissoluta perversione del volo. Una vena che si rompe bluastra e pulsante; la mutazione del tempo; la via senza uscita per il viandante; la mano di ghiac- cio; la goccia d'etere che cade e si sperde. L'acqua della chiusa che gorgoglia accorata, sgrovi- glia echi nell'aria immobile.  | 
    
 
 
  (per un soffitto a volta) 
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 16. 
 Il buio che avanza nel gelo metallico d'una stanza; l'immobilità perfetta del cadavere; la luce ansiosa del tramonto; un albero infracidito dal tempo; uomini ir- ritati nella notte in cerca di puttane. Questo neutro assembramento fa volgere il pensiero verso il vago, capovolge il caso, insensibilmente sor- prendere l'effimero, la rapidità d'un transito. 
Il ritmo costante della Terra. 
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(desiderio
di farfalla) 
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     17. 
 Senza preavviso incidono silenzi e luce la vita è così che ti sorprende all'angolo della strada, la blatta impaz- zita sotto la luce improvvisa corre disperata a
rintanarsi.  | 
    
 
 
(Adamo
ed Eva) 
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 18. 
 I traslochi si compiono di notte, come per ladri e col- 
pevoli.  Trasmigrare è Ribaltano luce e notte nella loro evidenza di antite- 
si. 
L'inerte cammino 
schioso dove Cartesio dispose le sue domande. 
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(Tu
Titire) 
  
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        gennaio
– febbraio 1983 | 
    
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